“Alle maison sarà detto chiaro che non entreremo alle sfilate se ci saranno loro […] Non è possibile vedere in prima fila queste ragazzette con il cellulare in mano che mandano sms per vantarsi di essere lì. Capisci? Noi andiamo alle sfilate per lavorare non per far sapere al mondo che siamo lì” e poi ancora “la maggior parte delle fashion blogger sono incompetenti, non conoscono nemmeno la storia del costume”.
Premesso che mi sembra un tantino esagerato dire “non entreremo alle sfilate se ci saranno loro” dato che questa frase in genere non arriva da professionisti ma da ragazzini, scriverò quel che penso tentando di specificare che così come ci sono giornalisti e giornalisti, ci sono blogger e blogger, che sicuramente non possono essere accomunati tutti sotto l’unica voce “fashion blogger”.
Detto questo, mi preme sottolineare il fatto che forse c’è un po’ di confusione in merito al fenomeno del fashion blogging. Blogger sono tutti coloro i quali possiedono un blog, e la rete ne è piena, mentre vengono erroneamente catalogati come “fashion blogger” sia tutti coloro che postano solo ed esclusivamente foto dei propri outfits, sia bloggers che scrivono e raccontano la moda e quindi anche fotografi, stilisti, designer e, a volte, gli stessi giornalisti che hanno un blog (ebbene si!). Credo che l’errore sia proprio questo. Occorrerebbe creare delle sottocategorie che riescano a scindere le cose.
Continuare ad ignorare questa distinzione mi sembra denigrante e profondamente ingiusto nei confronti di quei blogger che scrivono per passione e per amore della moda, della fotografia, dell’arte…e che in quello che fanno ci mettono l’anima. Mi sembra denigrante nei confronti di quei blogger che non hanno bisogno di presenziare agli eventi e alle sfilate in due-tre, togliendo il posto ad altri, perché sono giovani capaci e in grado di scattare delle foto da soli (senza l’aiuto dei vari porta borse di turno) e soprattutto in grado di argomentare. Mi sembra denigrante nei confronti di quei blogger che spesso vengono anche snobbati dagli uffici stampa dei vari brands perché “non hanno abbastanza numeri”. Già! Proprio così! Tutto si riduce a dei numeri: numero di visitatori unici, numero di followers, numero di fans sulla fanpage, ecc ecc…
No. Non siamo dei numeri, siamo delle PERSONE, delle persone che esattamente come altri professionisti ci mettono l’anima in quello che fanno ma che spesso non vengono presi in considerazione per i meriti bensì per i numeri. Persone che ci mettono così tanta anima che anche se i press office gli sbattono la porta in faccia (non tutti i press office), continuano a scrivere e raccontare delle sfilate pur non essendo stati invitati, magari. Mentre invece c’è chi scarta gli inviti come caramelle e siede in prima fila privo di interesse e annoiato.
Forse se i giornalisti iniziassero a cooperare con i “blogger di contenuto” le cose migliorerebbero moltissimo. Io ho avuto fino ad ora la fortuna di incontrare solo donne fantastiche, giornaliste aperte al mondo dei blogger, che non smetterò mai di ringraziare per le opportunità che mi hanno offerto e per la loro disponibilità nei miei confronti (Arianna Chieli e Vittoria Melchioni sono in cima alla mia lista!).