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Men’s Vogue: save the date 19.01.2012


 10 Gen 2012   Scritto da Nunzia

Cinque anni di storia e stile in 87 copertine. Una occasione imperdibile per gli amanti della fotografia, delle rivista, o anche solo di ciascuno dei personaggi in copertina. Memorizzate la data 19 gennaio 2012 perché durante il prestigioso evento che si terrà al Sotheby’s a Parigi saranno battute all’asta quaranta delle fotografie originali delle copertine. Ricordo che lo scorso febbraio Andy Wharol (cliccate sul link per leggere un mio pezzo a lui dedicato) ha sbancato!. Il ricavato dell’asta andrà a Fashion 4 Development, partner delle Nazioni Unite, che attraverso la moda mira ad attuare strategie per le donne in materia di indipendenza e affermazione di sé.
I nomi dei personaggi fotografati dai grandi maestri della fotografia spaziano dall’architettura al design passando attraverso il cinema, lo sport, la politica.
Fra i fotografi: Bruce Weber, Paolo Roversi, Mark Seliger, Michel Comte, Pierpaolo Ferrari, Francesco Carrozzini, Tom Munro, Hugo Tillman, Matt Jones, Phil Poynter.

“Fashion 4 Development è un programma che, attraverso la moda, punta a mettere in atto strategie creative a favore dell’emancipazione femminile, della parità tra i sessi e di uno sviluppo sostenibile”. Franca Sozzani

Vi posto alcune delle foto che saranno messere all’asta. Io ho già scelto le mie copertine preferite: quella che ritrae GIUSEPPE TORNATORE (amo i suoi film alla follia, è il mio regista preferito!) e quella con ZAHA HADID. E voi? Quali foto scegliereste?

Louis Garrel
Photo by Bruce Weber
L’Uomo Vogue, marzo 2008
Dustin Hoffman
Photo by Tom Munro
L’Uomo Vogue, settembre 2007
 
Sean Penn
Photo by Bruce Weber
L’Uomo Vogue, settembre 2008


Beyonce Knowles
Photo by Francesco Carrozzini
L’Uomo Vogue, luglio 2011
Duran Duran
Photo by Pierpaolo Ferrari
L’Uomo Vogue, aprile 2011
Giuseppe Tornatore
Photo by Phil Poynter
L’Uomo Vogue, settembre 2009
Keith Richards
Photo by Francesco Carrozzini
L’Uomo Vogue, gennaio 2009
Al Gore
Photo by Paul Alexander
L’Uomo Vogue, novembre 2007
Kobe Bryant
Photo by Mark Seliger
L’Uomo Vogue, ottobre 2009
Michael Jackson
Photo by Bruce Weber
L’Uomo Vogue, ottobre 2007
Robert De Niro
Photo by Francesco Carrozzini
L’Uomo Vogue, gennaio 2009
Samuel Eto’o
Photo by Pierpaolo Ferrari
L’Uomo Vogue, maggio 2010
Stefano Accorsi
Photo by Paolo Roversi
L’Uomo Vogue, marzo 2011
Stephen Dorff
Photo by Francesco Carrozzini
L’Uomo Vogue, febbraio 2011
Sting
Photo by Francesco Carrozzini
L’Uomo Vogue, ottobre 2010
Zaha Hadid
Photo by Bruce Weber
L’Uomo Vogue, aprile 2009
 
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Blogtravel: Natale a Madrid, città magica.


 31 Dic 2011   Scritto da Nunzia

Ecco qui un altro dei miei “blogtavel“, dato che gli altri sono stati apprezzati tantissimo. In particolare vorrei ringraziare quel gruppo di ragazzi che per il loro viaggio di fine anno scolastico hanno utilizzato la mia guida di Siviglia e mi hanno scritto prima della partenza e durante/dopo il viaggio per ringraziare. Come sempre, leggere quel tipo di mail mi rende felicissima!

Here is another of my “blogtavel” since the others were much appreciated. In particular I would like to thank the group of guys who for their trip have used my guide of Seville and who before departure and during / after the trip have contacted me to give thanks.



Ma ritorniamo a Madrid.
E’ una città davvero bellissima, multietnica, aperta, d’avanguardia, in cui storia e modernità si scontrano, si compensano e si mescolano tra loro donandole la singolarità che la contraddistingue. Ernest Hemingway scrisse: 

“Credo che a nessuno piaccia particolarmente Madrid la prima volta che la visita. Eppure quando si impara a conoscerla si scopre che è la più spagnola di tutte le città, la migliore in cui vivere, con la gente migliore e il clima migliore.”

Personalmente la inserirei nella lista dei “non-luoghi“, seppur questo potrebbe essere un controsenso, dato che essendo Madrid una città e non un semplice prodotto del postmodernismo, non si riduce ad essere un luogo di transito frenetico in cui nessuno vi abita. Ma questo mio pensiero è scaturito dall’averla vista così caotica, meltin pot, multicolore: uno spazio in cui su più livelli ogni giorno milioni di persone si incrociano senza incontrarsi.  
La motivazione sta probabilmente nel fatto che la Spagna, fino alla fine degli anni ’50, era un paese prevalentemente rurale e fu solo in questo periodo che gran parte delle popolazioni che vivevano nei tanti “pueblos” satelliti si trasferirono nelle città (soprattutto a Madrid), portando ognuno un pezzetto della propria cultura e delle proprie tradizioni. 
Sicuramente è una di quelle città che non stancano mai, in cui ognuno può trovare la sua identità e il suo spazio. Una di quelle città che a Natale sono magiche, con le loro luci che incantano grandi e piccoli, i mercatini, le “bodegas” che brulicano di gente, mostre, artisti di strada, le enormi facciate e vetrine dei Corte Inglés addobbate a festa.


Madrid is a very beautiful, multi-ethnic, open air, avant-garde city where history and modernity collide, offset each other and are mixed. Ernest Hemingway wrote:

“I think no one likes Madrid the first time in.”


I would put her in the list of “non-places“, even if this may be a contradiction because Madrid is a city and not just a product of postmodernism. But my thought has emerged from having seen her so chaotic, melting pot, colorful: a multi-level space where every day millions of people crossing each other without meeting.
It is one of those cities that never tires, in which everyone can find his identityand his place. One of those cities that are magic on Christmas, with their lights which enchant adults and children, the markets, the “bodegas” , street artists, …


Il nostro viaggio a Madrid è nato per caso, in uno di quei giorni in cui ti svegli e ti vien voglia di partire (a me capita almeno un paio di volte al mese, a dirla tutta!). Se non disponete di un ampio budget, vi dico che non è difficile trovare un buon posto in cui pernottare spendendo una cifra irrisoria. Per chi non lo sapesse, infatti, gli “hostal” spagnoli non sono il corrispondente degli “ostelli” italiani, che sono molto più simili a delle bettole che a degli alberghi o pseudo tali. Gli “hostal”, in Spagna, sono alberghi a tre stelle (a volte anche quattro) dotati tra le varie possibilità  anche bagno in camera, televisore e tutti i comfort spendendo anche meno di 25 euro a notte. 


Se ci arriverete in aereo vi metto subito in guardia sul fatto che sicuramente avvertirete un senso di smarrimento una volta arrivati all’aeroporto Madrid-Barajas. E’ enorme (è l’aeroporto più grande in Spagna ed uno dei cinque più trafficati d’Europa) e la segnaletica è poco chiara. Ma non disperate: all’altezza del terminal numero 2 troverete la Metropolitana e se riuscirete a districarvi anche nei cunicoli infiniti di questa e tra le sue mille scalinate, siete già a buon punto. Noi “giocavamo in casa”, parlando correntemente lo spagnolo e potendoci definire ormai di adozione spagnola, eheh! 


Non scriverò un reportage puntuale di tutto quel che abbiamo visitato, con foto annesse, ma vi elencherò quelle che sono le cose da non perdere assolutamente di Madrid e vi darò qualche consiglio su dove e cosa mangiare una volta lì.

La paz no se consigue sin esfuerzo: si quieres la paz, trabaja por la paz.
Nulla ethica sine aesthetica, nulla aesthetica sine ethica.

E’ l’ideale iniziare la visita alla città partendo dal Paseo della Castellana, che è la strada principale della Madrid moderna, verso la Puerta del Sol, uno dei luoghi più antichi di Madrid, che vi condurrà alla piazza omonima in cui troverete la l’orso con pianta di fragola, simbolo della città.
Proseguendo verso Calle di Alcalà si arriva a Plaza del Sol e da questa, percorrendo calle Mayor, a Plaza Mayor, dove un tempo si tenevano i processi dell’Inquisizione e le esecuzioni capitali. Bellissima la Casa de la Panaderia. Uscendo dalla parte ovest di Plaza Mayor troverete il Mercado de San Miguel, che a mio parere da solo vale tutto il viaggio!

 

 




Assolutamente da visitare il Parco del Buen Retiro, dove, se avrete la fortuna di capitarci in un giorno di sole, potrete approfittare anche i un giro in barca sul lago. Di domenica i madrileni si danno appuntamento lì. Lì potrete visitare il Palazzo di Cristallo, in ferro e vetro, costruito dall’architetto Velazquez Bosco traendo ispirazione dal Crystal Palace di Londra 

Il Parco del Buen Retiro è vicinissimo al Museo del Prado, dove potrete lasciarvi incantare da Goya, Raffaello, Rembrandt, Velasquez, Bosch, Rubens, Durer e Rembrandt, solo per citarne alcuni.
Non lontani dal Prado vi sono gli altri due musei principali di Mad
rid: il Reina Sofia e il Thyssen. Al Reina Sofia potrete ammirare la Guernica di Picasso in tutta la sua maestosità, oltre a moltissime altre opere dell’artista. Io mi sono fatta rapire dai miei preferiti di sempre: Wassily Kandinsky, Mirò e Salvador Dalì.
Per poco più di 14,00 euro potrete comprare la tessera per i tre musei Prado, Reina Sofia e Thyssen, ma tenete in conto che il sabato pomeriggio e la domenica l’entrata ai primi due è gratuita.

 

Chi studia architettura conoscerà il motivo di questa foto…
Da vedere anche la Stazione di Atocha (al cui interno troverete un bellissimo giardino tropicale e il monumento per i caduti dell’attentato del 2004) e la Cattedrale de Nuestra Senora de Almudena, situata nei pressi del Palazzo Reale.

E’ stata una grande sorpresa per me il Tempio di Debod, situato su una collinetta che sovrasta la parte alta della città e da cui si vede la Cattedrale di Almudena, bellissima. Il Tempio de Debod fu uno dei quattro templi donati dall’Egitto nel 1968 come ringraziamento per l’aiuto a salvare i templi egizi di Nubia e Abu Simbel dall’allagamento dovuto alla costruzione di una diga. Gli altri 3 vennero donati a Italia (Ellesiya), Olanda (Taffa) e Stati Uniti (Dendur).

 

 

 
Vicino al centro, da non perdere i quartieri di Chueca e Malasaňa (noi abbiamo scelto di pernottare proprio nel primo dei due!) e il mercatino del Rastro nel quartiere popolare di Lavapies, la domenica mattina.
 


Ovviamente, dati i miei studi, non potevo non visitare la parte “nuova” della città, quella che parte dalla Puerta di Alcalà e arriva fino alle Torri Kio (due capolavori dell’ingegneria, inclinate a 15°), passando per lo Stadio Santiago Bernabeu (che si può visitare al costo di 10 euro) e per la Cuatro Torres Business Area.Stupendo poi l’Hotel Puerta America, progettato da 19 differenti studi di architettura, una struttura eclettica ed eccentrica che vale la pena visitare, anche se è decisamente fuori mano (ma io non potevo andare a Madrid e non visitarlo!). Purtroppo non è concesso scattare fotografie anche ai vari piani, ma solo alla reception e al cocktail bar. Tra i progettisti: Jean Nouvel, Arata Isozaki, Richard Gluckman, Victorio & Lucchino, David Chipperfield, Norman Foster, Zaha Hadid e Oscar Niemeyer. (Per chi volesse saperne di più, cliccate QUI).

 

 

 

Vi sconsiglio vivamente di NON provare a mangiare italiano all’estero, come sempre. No, no, no e poi no! Lasciatevi conquistare dai sapori e dalle abitudini di ogni nuovo posto che visitate! A Madrid non potete perdervi Melo’s, in Calle Ave Maria 44, nel quartiere Lavapies. Chiedete la zapatilla di Melo’s (ossia due fette di pane, lacón – un salume spagnolo a metà tra il prosciutto cotto e la porchetta – e queso de tetilla, un formaggio della Galizia).

NON vi consiglio di mangiare la paella a Madrid. Diciamo che spendereste troppo e pensereste (illudendovi) di mangiarne una discretamente buona. Ma vi assicuro che dopo aver vissuto per un anno a Valencia e aver girato in lungo e in largo la Spagna, consiglierei di mangiare la paella SOLO a Valencia (rigorosamente sui localini situati sul lungomare) e a Barcellona.
Provate assolutamente invece i panini con i calamari, il cocido (ceci, porri, patate, cavoli, carote e salsicce, carni di manzo e pollo e jamon serrano), le TAPAS e i churros. Da bere richiedete l’horchata! Tappa obbligatoria?! Il Museo del Jamon!



Potrei dilungarmi ancora molto col mio “diario di viaggio”, ma vorrei terminare il post prima della mezzanotte, per farvi i miei auguri di BUON ANNO con questo ultimo post del 2011. Grazie a tutti per l’affetto che mi dimostrate e per tutti i vostri commenti di questi primi sei mesi insieme! 


Auguri!

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C’era una volta un principe che ha venduto il cavallo bianco per una Birkin


 19 Dic 2011   Scritto da Nunzia

So bene che con questo post urterò la sensibilità di molti e che probabilmente in molti sarete in disaccordo col mio punto di vista, però per me gli uomini con la borsa sono una visione difficile da sopportare e lo sono ancor meno quelli con la gonna, ma di quelli forse vi parlerò in un altro post.
Devo però mettere in conto il fatto che dati gli innumerevoli accessori che l’uomo odierno è costretto a portarsi dietro, la borsa, serve. Ma quale? E soprattutto: come evitare un risultato finale tragicomico? Sfoglio sempre riviste maschili, la moda maschile mi appassiona tanto quanto quella femminile se non in maggior misura, quindi mi trovo spesso di fronte a immagini improponibili che mi fanno sorridere e riflettere.
Attenzione: non voglio affatto sminuire la mascolinità associandola all’uso o meno di un accessorio, lungi da me. Anche il titolo del mio pezzo è ironico. Quel che mi preme è mettere in risalto come ultimamente gli uomini si avvalgano della facoltà di rubare borse e borsette a mamme e sorelle solo perché “fa cool” e perché ci sono dei brands-icona che vanno ostentati a qualunque costo solo per il gusto di poter dire “io ce l’ho”. Anche appunto, al costo di apparire un tantino ridicoli.

E allora vai con la saga delle Birkin e delle 2.55 o improbabili pochette che fanno molto “vecchia zia”. O ancora porta laptop utilizzati come porta oggetti. Ragazzi, ma perché? Perché questa brama di anteporre estetica a funzionalità? Che fine ha fatto il buon gusto? 

Se il vostro fine è quello di cercare di apparire wannabe-fashion: lo state facendo nel modo sbagliato. Non è l’abito o l’accessorio che vi farà diventare un “personaggio”.
E per concludere allego le parole di Franca Sozzani, che non avrebbe potuto esprimere meglio il concetto. Anche se il suo intervento mirava ai fashion bloggers, mentre il mio è su una scala più ampia. 

“So sorry…ma quei travestimenti da prima, seconda e terza fila alle sfilate hanno veramente stufato. Perché un uomo deve uscire con una Birkin azzurra e una donna vestirsi con terrificanti accozzaglie di eccessivi obbrobri, per lo più mal portati […] Gusto, eleganza e quel tanto di comprensione che la moda è si fantasia e creatività ma che nulla ha a che fare con il giro finale nelle piste dei circhi […]”.

Ecco invece quello che piace vedere a me sulle riviste maschili, quelli che sono i “men’s details” che adoro. 
E’ chiaro che non noterei mai un uomo con una borsa.




N.B. Le immagini presenti in questo articolo sono prese da internet e quindi valutate di dominio pubblico. Se gli autori avessero qualcosa in contrario alla pubblicazione, o per qualsiasi violazione di copyright, non avranno che da segnalarmelo e provvederò prontamente alla rimozione delle immagini utilizzate, scusandomi anticipatamente per il disturbo arrecato.
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Blythe Doll: favola di una moderna icona di stile


 18 Dic 2011   Scritto da Nunzia

Se vi domandassi qual è la bambola più in voga del momento, cosa rispondereste? Barbie? Winx? Bratz? Errato. Oggi vi racconto una favola, una di quelle favole che ci fan tornare tutte un po’ bambine.

C’era una volta una tenera bambolina dagli occhi grandi e profondi, le ciglia folte, il sorriso appena accennato e la testa sproporzionata rispetto al corpo: la Blythe Doll, creata dalla matita della toy designer Allison Katzman, la quale si era ispirata ai disegni di Margaret Keane. Siamo precisamente nel lontano 1972.If I ask you which is now the most popular doll what would you answer? Barbie? Winx? Bratz? Wrong. Today I tell you a tale.
Once upon a time there was a sweety little doll with big and deep eyes, thick eyebrows, a slight smile and a head too big than her body: the Blythe Doll, created by the pencil of the toy designer Allison Katzman, which was inspired by Margaret Keane’s drawings. We are exactly in 1972.



Le sue particolarità erano proprio gli occhioni dal colore cangiante, che, grazie ad una cordicella posta sotto la nuca, passavano dal verde all’arancio, dal blu al viola. Non tutte le favole però vedono un lieto fine immediato. Dopo nemmeno un anno, infatti, le Blythe dolls furono ritirate dal mercato. La motivazione di questo flop? Inquietavano gli adulti e spaventavano i bambini. Così, la dolce bambolina tascabile finì in soffitta per oltre trent’anni. Ma un bel giorno, nel 1997, alla fotografa americana (e ormai trend-setter) Gina Garan fu regalata una Blythe, che divenne per lei una musa ispiratrice per foto, mostre, e persino protagonista del suo libro fotografico “This is Blythe”. Fu così che le Blythe acquistarono la popolarità che non avevano mai avuto, al punto tale da ritornare in produzione ed essere riconosciute come le fashion dolls più famose e desiderate al mondo.

Its peculiarities were exactly the color-changing eyes, which, thanks to a string placed under the neck, went from green to orange, from blue to purple. Not all fairy tales, however, immediately see a happy ending. So, after less than a year, Blythe dolls were removed from sales. The motivation for this flop? Disturbed adults and scared children. So, the sweet little doll ended up in the garret for over thirty years. But one day, in 1997, to the American photographer Gina Garan was given a Blythe, which became a muse for her photos, exhibitions, and even the protagonist of her photography book “This Is Blythe”. So the Blythe bought the popularity they had never had, back in production and be recognized as the most famous fashion doll in the world.



È ormai una decina d’anni che il successo di queste deliziose icone fashion è in ascesa: su Flickr il fotografo giapponese Takahito Iguchi ha regalato loro una intera photogallery utilizzando modelle a cui sovrappone il volto delle bambole; dal 2002 a Tokyo ogni mese di Giugno si tiene il Blythe Charity Fashion Show, evento durante il quale stilisti di tutto il mondo espongono versioni delle loro creazioni (ovviamente in scala) che vengono poi indossate dalle Blythe Dolls in una “sfilata”; sono state anche modelle in varie campagne pubblicitarie, come quella per il quartiere Shibuya di Tokyo.


In the last ten years the popularity of these delicious fashion icons is rising: the Japanese photographer Takahito Iguchi gave them an entire photo gallery; from 2002 in Tokyo every June holding the Blythe Charity Fashion Show, an event in which designers from around the world show their creations which are then worn by Blythe Dolls in a “catwalk”; they were also models in different campaigns, as the one for Tokyo’s Shibuya district.



Nel corso degli anni questa intrigante bambolina è stata vestita dai brands più importanti: McQueen, Gucci, Marni, Westwood, Prada, Chanel, Fiona Bennett, Dolce & Gabbana, Cacharel, Versace e molti altri. I testi “Blythe Style” e “Blythe Moment” raccolgono gli scatti delle collaborazioni tra le dolls e le maison.
Finalmente adesso, grazie ad Hasbro, anche le fashioniste italiane possono averne una, e scegliere per loro i vari outfit, accessori e animaletti.
Sono certa che…sarà amore al primo battito di ciglia!

This intriguing little doll has been dressed up by the most important brands: McQueen, Gucci, Marni, Westwood, Prada, Chanel, Fiona Bennett, Dolce &Gabbana, Cacharel, Versace and many more. The books “Blythe Style” and “Blythe Moment” collecting shots of collaborations between the dolls and the brands.
Finally now, thanks to Hasbro the Italian fashionistas can have one too, and choose for them various outfits, accessories and pets.
I’m sure … it will be love at first blink!




NB: These pictures are not my own. If for any reason you do not want your pictures featured here, please email me and I’ll remove it. Photo credits: all the pictures are taken from the sites I’ve report in the links.

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Etolia: ArcheORGOGLIO pugliese_Vi racconto la storia di un tesoro sepolto…


 15 Dic 2011   Scritto da Nunzia

Oggi ho deciso di scrivere un post un po’ insolito, ma dopotutto, come ho già specificato altre volte, questo blog è una scatola virtuale che contiene piccole porzioni della mia vita, e di conseguenza di quelle che sono le mie passioni ( e parte dei miei interessi eheh!). Occuparmi solo di pailettes, lustrini, fiocchetti e abiti mi annoierebbe da morire (io sono sempre alla ricerca di nuovi stimoli e nuove cose da fare), anche se alla fine dei conti questo è uno spazio dove scrivo per staccare da quelle che sono le mie materie di studio e i miei impegni lavorativi, quindi è questa la ragione per cui in linea di massima preferisco affrontare temi leggeri. Ma quasi tutte le blogger raccontano un po’ della propria vita e di quelli che sono i loro interessi…quindi mi sono detta: why not? Spero apprezzerete!
Molti di voi già conoscono quello che è il mio indirizzo di laurea, ed è proprio il mio amore per quello che studio che oggi mi porta a raccontarvi di un posto che ha le sue radici in epoche antichissime e che per anni e anni è rimasto sepolto. Vi racconto la storia di una scoperta casuale e dell’impegno di molti professionisti e cittadini affinché non restasse solo uno dei tanti ritrovamenti finiti nel dimenticatoio o in mano ai saccheggiatori.
 

Ma partiamo dal principio. Siamo in contrada “Le Grotte”, Castellaneta, nel Luglio 2010, e durante l’esecuzione dei lavori per la realizzazione del metanodotto Massafra – Biccari per conto della Snam sono stati rinvenuti diffusi insediamenti archeologici. Secondo le informazioni desunte da studiosi, archeologi e storici “si tratta dei resti di un centro rurale databile fra l’età arcaica e romana (dalla metà del VI sec. all’inizio del III sec. a.C.), con il rinvenimento di una porzione di una necropoli infantile, sepolture relative a nuclei familiari, una tomba ad incinerazione, ambienti abitativi ed importanti tracce legate alla produzione agricola: i resti di un edificio di grandi dimensioni, di cui è perfettamente conservato un vano quadrangolare, e parte di un impianto produttivo, connesso probabilmente alla produzione del vino […] Pensate che cosa significa per la nostra agricoltura poter dire che qui si produceva vino 2000 anni fa. Che cosa significhi per le nostre cantine poter affermare la presenza di cantine già nel primo secolo avanti Cristo. Che cosa significhi per i nostri frantoi e per i nostri produttori di olio poter dire che già ai tempi di Archita qui si produceva olio e si esportava in tutto l’Impero Romano e prima ancora in tutta la Magna Grecia.” (Comunicazione inviata dal Difensore Civico Avv. Francesco Paolo Garzone al Soprintendente per i beni archeologici della Puglia)

 

Insediamenti archeologici di tale portata non solo rappresentano una ingente risorsa turistica ma sono fondamentali per l’economia del territorio provinciale e regionale. Ma, purtroppo, come spesso accade in Italia, mancano i fondi. Mancano i fondi per scavare, mancano i fondi per fare ricerca, mancano i fondi per coinvolgere le università. E così accade spesso che gli scavi vengano richiusi e che finiscano in mano a tombaroli, o, peggio ancora, che diventino frutto di furti su commissione e asportazione di materiale.

 
 

Non è nuova nelle nostre piccole comunità la tendenza a non dare il giusto valore a tesori dal valore inestimabile come questo. Io stessa qualche mese fa ho avuto a che fare con imbrogli vari da parte degli impiegati dell’ufficio tecnico comunale che tentano di spacciare per propri progetti di terzi. Il risultato? Dopo qualche settimana l’IMBROGLIO era risolto. Per loro forse, ma non per me. Non per me che avevo parlato al telefono col proprietario del progetto, che aveva detto espressamente di volerli denunciare. Ma c’è di più: il manufatto in questione è un manufatto dall’altissimo valore storico e il progetto di recupero è alquanto approssimativo e incompleto. Oltre al fatto che il cantiere è stato istituito IN TOTALE ASSENZA DI SICUREZZA e in più i lavori di ripristino di una delle volte sono stati realizzati senza i dovuti accorgimenti. Sarebbe potuto crollare tutto da un minuto all’altro. Poi ci si stupisce del fatto che Italia ci siano così tante morti bianche (anche alla luce degli ultimi avvenimenti di cronaca). Ma di questo forse vi parlerò in un altro post.

Ritornando al tesoro di Etolia, quello che mi ha colpito maggiormente di questa vicenda è il grande cuore e impegno che numerose associazioni, professionisti e gli stessi cittadini hanno impiegato, battendosi affinché la vicenda non finisse sotto un cumulo di terriccio, affinché tutti sapessero e potessero partecipare attivamente. E’ stato istituito un comitato, e il gruppo fondato su facebook ha raggiunto più di 2200 membri. Mesi fa è stato indetto anche un contest molto originale per disegnare il logo dell’associazione, e domani, 16 dicembre, ci sarà una Arche(o)cena deliziosa a Castellaneta, Ta. Cena con ricette dell’antica roma rivisitate in chiave moderna.

 
Grazie all’amica e professionista Anna D’Eredità per tutte le volte che ha saputo consigliarmi nel migliore dei modi per questioni professionali (e per tutte le volte che l’ho stressata!) e per l’impegno che quotidianamente offre a Etolia, insieme a tutti gli altri. 
Siete grandi ragazzi, la scoperta più bella senza dubbio siete stati voi, il vostro entusiasmo, la vostra voglia di fare nonostante tutto e tutti!
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Tim Walker loves dolls_Dalle fairy tales al dark gothic, da bambole e carillon al balletto russo. Quando la fantasia diventa fotografia.


 06 Dic 2011   Scritto da Nunzia

“Sono molto infantile nei sentimenti che provo verso le cose 
e nel modo di guardare il mondo.” T.W.
 
 
Spesso quando si pensa alle fotografie di moda si pensa a mere raffigurazioni di oggetti, modelle, abiti, articoli in vendita. E spesso il binomio fotografia-moda rappresenta proprio questo. Ma non sempre. Non quando si è davanti ai capolavori di Tim Walker, meticoloso scenografo della fantasia.
Il mio amore per questo Artista lo conoscete già, dato che gli ho dedicato il primissimo post sul mio blog. 

Viviamo in un’epoca in cui la post produzione è ormai un elemento imprescindibile. Ma Walker  è uno di quei fotografi che continua a rimanere saldo alle origini della fotografia pura, resta fedele all’immagine impressa nel momento dello scatto, dove a far da padrone vi è il trucco, la luce, le ombre, la scena e soprattutto la favola o il racconto che si ha voglia di illustrare.
Dietro ogni scatto c’è il desiderio di narrare una fashion-tale che abbia la dimensione del sogno, per non dimenticare mai che la fotografia, così come la moda, è soprattutto fantasia. Fantasia che spesso si perde nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza, prima, e dall’adolescenza all’età adulta, poi. E’ in questo modo che prendono vita figure eteree che sembrano ninfe dei boschi o effimere fate dei sogni, e accade che il turchese del cielo più puro si mescola al bianco etereo delle nuvole, creature fatate e felini dal pelo colore pastello animano la scena, favole tragico-romantiche prendono vita.
Oppure succede anche che ad esser rappresentate siano creature ispirate al mondo dark, in abiti un po’ gotici e un po’ ispirati al mondo dei cartoon, come nel caso degli scatti realizzati con Tim Burton (nella Tim Burton’s magical fashion Burton cura la “regia” degli scatti surreali di Walker in cui le modelle indossano abiti di Versace e McQueen), o personaggi ispirati alle paure primordiali, come nel caso della campagna pubblicitaria pubblicata ad Ottobre di quest’anno su Vogue: Mechanical Dolls, nella quale bambole meccaniche e clown vengono raffigurati in tutta la loro inquietudine, o quella pubblicata su Vogue Uk ad Ottobre 2010, Russian Dolls, che vede la modella Karlie Kloss alle prese con maschere, passi di danza e costumi di scena, abiti Alexander McQueen e Gaultier, la danza di Nijinsky e la musica di Stravinskij, il tutto ispirato al Balletto Russo di Sergej Diaghilev.
Difficile credere che i suoi progetti fotografici siano realizzati direttamente sul set, vero? Ecco perché oltre alle foto del servizio “Mechanical Dolls” ho deciso di postarvi il video del backstage, video in cui vedrete le modelle muoversi come si muoverebbero delle vere bambole meccaniche a ritmo di carillon, e riconoscerete i colori, le angolazioni e le luci di ogni singolo scatto apparso sulla rivista. Finzione e realtà si fondono per deliziare la nostra vista e la nostra sete d’arte.
Ma a Walker non basta essere una delle stelle più brillanti nel campo della fotografia della moda. Ultimamente si occupa in modo sempre più frequente anche di campagne pubblicitarie: Moet & Chandon Champagne, Miss Dior Chérie, Mulberry Autunno Inverno 2011/2012. Campagne pubblicitarie dal grande successo, indubbiamente.
 

“So che il mondo che rappresento non è la realtà. 
Si tratta di un capriccio, 
uno spettacolo per provocare qualcosa nelle persone, 
un modo per evadere o per liberarsi. 
Penso che sia un metodo molto valido.” T.W.

 
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Tutte pazze per i toy charms! #charms #gift #xmaswishlist


 03 Dic 2011   Scritto da Nunzia

Bamboline, orsetti, animaletti, pupazzetti, personaggi ispirati al mondo delle favole. Per divertirsi e tornare un po’ bambine questi gioielli sono perfetti. Originali idee regalo per Natale, per una nuova nascita, o per suggellare una profonda amicizia, così come hanno fatto le due it-girls Eugenie Niarchos e Gaia Repossi, che hanno appunto creato qualche tempo fa dei ninnoli fantasiosi la cui campagna pubblicitaria è stata fotografata da Karl Lagerfeld e la cui linea prende il nome di “Nérée“.
Un mondo composto da piccoli e irresistibili charms easy to wear. 


Estremamente divertenti gli charms che realizza Aaron Basha, brand avviato a Los Angeles negli anni Cinquanta, che si possono combinare tra loro per rendere unico il proprio gioiello. Incantevoli quelli di Le Bebé, che simboleggiano elegantemente il legame d’amore indissolubile tra una mamma e il suo bambino. E ancora: Pomellato, Madame, Swarovski, Dodo, Ottaviani,…e come dimenticare gli animaletti marini e le campanelle Chantecler o gli charms Tiffany & Co.?!
Io per il momento mi sono divertita nello scegliere gli articoli per creare questo piccolo collage e mi sono limitata a sognare. Si capisce che amo i gioielli, vero? (Credo che un giorno di questi vi farò vedere tutti i libri e i vari cataloghi che conservo e che mi vengono spediti a casa. Gli ultimi arrivati sono quelli Chopard. Sono masochista, lo so!). E voi cosa aspettate ad inserirli nella vostra Christmas wishlist?!

Dolls, teddy bears, animals, puppets, characters inspired by the world of fairy tales. Original gift ideas for Christmas, a new birth, or to seal a strong friendship, as have done Eugenie Niarchos and Gaia Repossi, who have recently create some fancy baubles whose line is called “Nérée” and whose campaign was photographed by Karl Lagerfeld.
A world made ​​up of small and irresistible charms. 

Very fun the Aaron Basha‘s charms, brands started in Los Angeles in the fifties, which can be combined together to make unique treasure. The beautiful ones of  Le Bebé, symbolizing the unbreakable love bond between a mother and her baby. And more: Pomellato, Madame, Swarovski, Dodo, Ottaviani, … and how to forget the small sea creatures and bells of Chantecler or the Tiffany & Co. charms?! 
And what do you waiting for to include them in your Christmas wishlist?!

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@Milano|Event_"IoSposa Made by Cosmoprof" #Diario


 28 Nov 2011   Scritto da Nunzia

Io,Vittoria Melchioni, Arianna Bosio e Alessia Seminerio siamo state tra le vincitrici del contest “IoSposaLovesBlogger” e lo staff della kermesse ha deciso di premiarci ospitandoci a Milano per tutta la tre giorni dedicata al giorno più bello della vita di una donna: il matrimonio.
Questo è il mio diario. In ritardo sulla tabella di marcia ma nelle ultime due settimane ho accantonato un po’ il blog per dedicarmi ad un esame (che è andato alla grande per fortuna, yeah!). Ultimamente tra lavoro, viaggi e blog avevo tolto del tempo prezioso all’università, quindi una volta tornata da Milano ho pubblicato l’articolo su FashionBlaBla, scritto a due mani con Vittoria Melchioni, e ho staccato per un po’. Ma adesso rieccomi qui, e prometto che oggi risponderò a tutte le mail che mi avete scritto, sia sulla mia casella di posta sia su facebook e soprattutto che risponderò ai commenti che mi avete lasciato qui sul blog nonostante la mia assenza. Siete fantastici!

Day 1: Ho sempre amato il mondo del matrimonio, e soprattutto tutto quel che è connesso all’abito della sposa e dello sposo, con accessori, trucco e parrucco annessi. Quindi quando mi hanno comunicato che ero una delle vincitrici del contest vi lascio immaginare la mia felicità. Pur avendo ben chiare nella mia mente le linee e i tessuti del mio abito da sposa (sognare non costa nulla, no?), ho passato tre giorni tra uno stand e l’altro toccando con mano pizzi, chiffon, seta, … e lasciandomi incantare da candide creazioni da sogno e da particolari e dettagli strepitosi. Ma non ho voglia di tediarvi, quindi: ready, set, go! Vi descriverò questa esperienza indimenticabile! Durante la conferenza stampa tra i vari interventi ci sono stati anche quelli di Gabriella Giamminola, Aureliana De Sanctis e anche quello di Antonella Bentivoglio D’Afflitto, che ha descritto la filosofia The Kitchen Of Fashion ed è stata davvero carinissima nel citare e ringraziare ogni singola blogger! La sfilata di Carolina Herrera, Oscar de la Renta, Marchesa e Monique Lhuiller ha deliziato la nostra vista, così come l’angolo dedicato ad Estée Lauder, dove Paola Napolitano ha messo al servizio di future spose la sua professionalità. E’ stata poi la volta di Loft Parrucchieri by Framesi che ha trasformato i capelli di due modelle e di alcune future spose in acconciature bellissime in meno di un’ora! E poi via alla scoperta dei vari padiglioni. I miei preferiti tra quelli visitati oggi sono stati Atelier Aimée Montenapoleone e i suoi abiti meravigliosi impreziositi da pietre preziose e fiori delicatissimi, Ladurée Paris e il suo carrettino delizioso colmo di macarons (ma, ohimè, eran di cera, sigh!) e Boscolo Wedding con il suo allestimento glamour e sofisticato. Punto di riferimento per noi è stato e sarà per tutta la durata della kermesse il soppalco allestito dal Presidio Slow Fashion di Antonella Bentivoglio D’afflitto e Tamara Nocco, dove ci siamo innamorate dei fascinator creati da Nanà in collaborazione con Mazzanti Piume Firenze e dove io ho perso follemente la testa per queste tacco 12 di Gaetano Perrone che vedete di seguito immortalate ai miei piedi. E per concludere la giornata nel migliore dei modi cosa c’è di meglio di una cenetta con la bellissima direttrice di FashionBlaBla, Arianna Chieli? Tutte al libanese!
Atelier Aimée Montenapoleone
Atelier Aimée Montenapoleone
Atelier Aimée Montenapoleone
Ladurée Paris
Boscolo Wedding
The Kitchen of Fashion show Room
The Kitchen of Fashion show Room
The Kitchen of Fashion show Room
The Kitchen of Fashion show Room
Shoes thanks to Gaetano Perrone
Fascinator Mazzanti Piume by Nanà Firenze
Vittoria Melchioni in abito D&G e
Fascinator Mazzanti Piume by Nanà Firenze
Da sinistra verso destra: Arianna Chieli, Vittoria Melchioni, Tamara Nocco, Alessia Seminerio,
Ilaria Miniussi, Io e Simona Melani
Io e Ilaria Miniussi di Airali’s Passion (che finalmente ho avuto il piacere di conoscere di persona!)
Vittoria Melchioni e Tamara Nocco
Arianna Chieli, Vittoria Melchioni e Tamara Nocco

Day 2: Oggi ho scelto di dedicarmi interamente alla scoperta dei vari padiglioni. Io e la mia reflex abbiamo cercato di immortalare per voi quel che più mi ha colpito, entusiasmato, emozionato. Potrei iniziare sicuramente parlandovi di Domo Adami e della sua Cenerentola rock, per poi passare al flower designer Vinenzo Dascanio e al suo giardino delle meraviglie realizzato in mobili di carta Molo Design e in collaborazione con Four Seasons, Sambonet e Rosen Thal. Vi avevo promesso nel post di anteprima – QUI – che ve ne avrei parlato minuziosamente e che vi avrei mostrato molte foto. Uno spettacolo per la mia vista. Io che sono molto Alice (e questo è anche il soprannome che mi porto cucito addosso da una vita ma che resti tra noi, non ditelo in giro!), sognatrice e perennemente con la testa tra le nuvole, mi sono sentita come nel labirinto di Wonderland, persa tra esserini dolcissimi, fiori e cioccolatini da assaggiare prima di passare da un’area all’altra. Un luogo sconosciuto e affascinante da scoprire. Vi posto le foto per farvi sognare insieme a me.
E’ stata poi la volta di Love Chocolat e della sua fontana. E siccome noi fashioniste ci teniamo alla dieta (chi ci crede alzi la mano!), ho gradito moltissimo il marshmallow imbevuto nel cioccolato! E in verità in quasi ogni stand ho assaggiato confetti, caramelle e cioccolatini, per la mia gioia! Deliziosi i confetti all’arancia di Conti Confetteria e pinkissime le creazioni di Di’ Di Si.
Degno di nota è senza dubbio anche lo stand di Canali, storico marchio d’abbigliamento maschile all’insegna del lusso, della sartorialità, dello stile e dell’eleganza, e io che adoro i dettagli della moda uomo mi sono lasciata affascinare volentieri. Decisamente sulle mie corde la lingerie di Jennipie, che ricorda i pasticcini delle nostre barbie, i biscottini e la glassa colorata. A-d-o-r-o. E lei è così bella col suo carrellino rosa!

Domo Adami
Domo Adami
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Vincenzo Dascanio
Marshmallow + cioccolata: gnam!
Di’ Di Si
Di’ Di Si
Di’ Di Si
Di’ Di Si
Canali
JenniPie
JenniPie
JenniPie

Day 3: Ultimo giorno. Senza dubbio gli appuntamenti salienti della giornata sono l’incontro con Mauro Adami e quello con il wedding planner Enzo Miccio, che ci ha raccontato qualche chicca del suo lavoro e ha presentato il suo libro “Un matrimonio da Favola”. E’ davvero un uomo molto disponibile, gentile e cordiale. Gli stand degni di nota di oggi sono Pièces Uniques, White Wedding Planning (potete ammirare le foto dell’eccentrico proprietario), Annapurna, CocoRose, Kreisi, Lorenzo Riva, il fashion Photobox di IoSposa che ha fatto tanto sorridere me, Vittoria Melchioni e Arianna Chieli e lo stand di Anna Rita Dell’Atte, dove, con mia immensa sorpresa, ho potuto conoscere la musa di Giorgio Armani, Antonia Dell’Atte. Bellissima. Ha posato per me e con me e abbiamo chiacchierato per un po’.
Ancora una notte in albergo prima di tornare a casa, dove, in aeroporto, ci sarà ad attendermi la persona grazie alla quale ho vissuto questi tre giorni con aria sognante immaginandomi in ognuno di quegli abiti meravigliosi e al posto di tutte le ragazze che hanno vissuto la kermesse in veste di future spose: my love! Il quale però era molto felice di aver evitato di accompagnarmi…gli uomini! Sigh!

Domo Adami. Backstage
Domo Adami. Backstage
Domo Adami. Backstage
Domo Adami. Backstage
Domo Adami. Backstage
Domo Adami. Sfilata
White Wedding Planning
White Wedding Planning
annapurna
CocoRose
Kreisi. Hat hautre couture
Lorenzo Riva
Lorenzo Riva
Un particolare degli abiti stupendi firmati Pièces Uniques.
Un particolare degli abiti stupendi firmati Pièces Uniques
Io, Antonella Bentivoglio D’Afflitto e Paolo di Pièces Uniques
Antonella Bentivoglio D’Afflitto durante una delle tante interviste da lei rilasciate durante la kermesse
Alessia, Vittoria ed io con Enzo Miccio
Con Antonia Dell’Atte. Che donna stupenda!
Antonia Dell’Atte indossa uno scialle della linea di Anna Rita Dell’Atte.
Antonia Dell’Atte indossa uno scialle della linea di Anna Rita Dell’Atte.
Vittoria Melchioni in Pièces Uniques
Vittoria’s Miu Miu
Io, Vittoria e Arianna. Siete autorizzati a RIDERE!
Io, Vittoria e Arianna. Qui siamo in versione semi-seria.
…vi lascio con la stessa foto di apertura.
Dress thanks to Pièces Uniques
N.B. Grazie a tutti quelli che mi hanno regalato questi quattro giorni fantastici, allo staff  IoSposa, nessuno escluso. Grazie alle nuove blogger conosciute, a quelle che conoscevo già ma solo via web e a Vittoria per la sua ilarità e ironia; grazie ad Arianna Chieli che mi ha chiesto di collaborare per FashionBlaBla, mesi fa, “a scatola chiusa”, senza neppure avermi conosciuta di persona e che adesso ho avuto il piacere di incontrare; a  Maria Cristina Pozzi e suo marito Paolo, piacevolissime nuove conoscenze; e naturalmente grazie ad Antonella Bentivoglio D’Afflitto e Tamara Nocco per l’ospitalità e la loro grande umanità e professionalità!
Ps: Vi ricordo che potete leggere e commentare la versione del diario scritta “a due mani” da me e Vittoria su FashionBlaBla, QUI. Sarò sempre io a rispondervi. E grazie a chi di voi ha già commentato e cliccato su “like”, siete davvero troppo troppo carini/e a supportarmi e seguirmi sempre! Scrivere che VI ADORO è riduttivo. Davvero.

 

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