Lo so, oggi vi aspettavate tutt’altro. E’ il bello della diretta, no? Svegliarsi al mattino e dire “no, oggi non ho voglia di parlare di me, dei miei viaggi, dei miei outfit”…oggi ho voglia di una chiacchierata informale con voi, di esternare quei pensieri che ogni tanto fanno capolino qui sul blog. Sono giorni di caos, non avevo neppure realizzato che oggi fosse venerdì e così mi ritrovo a riflettere su un’altra delle mie fantasticherie: che bello sarebbe poter avere un giratempo? Un piccolo giratempo senza forma, ognuno potrebbe trasformare il proprio oggetto preferito in un giratempo: un orologio da taschino, un rossetto, uno specchietto, un anello. Un qualcosa da prendere ed usare in quei momenti in cui vorresti fare un salto nel passato, riabbracciare qualcuno che non c’è più, dire “ehi, ciao nonna, che bello rivedere il tuo sorriso”, dare una pacca sulla spalla a quell’amico che vive dall’altra parte del mondo e che non rivedi da anni, poi ancora, riaprirlo e ritornare bambini, quando si giocava ad impastare la terra con l’acqua fingendo di fare delle pizze e quello era il gioco più bello del mondo, o quando il massimo dei litigi per noi, tra bimbe, era decidere chi delle due doveva far indossare alla propria Barbie l’abito da gran ballo. Poi ancora: ritornare a quella volta in cui tuo fratello maggiore, quello che per partito preso ti detestava in quanto essere più piccino della famiglia, si è ritrovato a prendere quel cazzotto in faccia per difenderti… ti ha difeso con tutto l’amore possibile e siete tornati a casa in silenzio – mano nella mano – tu, lui e il suo occhio nero. Non vi siete detti una parola ma in quelle dita intrecciate vi siete detti tutto. E lui forse non lo sa, perché tu non glielo hai mai detto, ma lo ami, dio se lo ami. A quella volta in cui tuo padre ti ha dato per la prima volta un ceffone e tu non hai compreso. Ritornare a quel momento, ferma a quella scena, e dirgli “grazie, papà, ora che anche io sono grande, ho capito la gravità di quello che ho fatto”. Ritornare a quando era bello correre nel vento con la bici, quando ogni isolato sconosciuto per noi era una conquista, quando ci sentivamo grandi con gli amici per il cellulare riciclato di quinta mano che era passato da padre a figlio a cugino a zio e infine a te.
Quando avresti voluto dire mille cose ma non le hai dette e sei andata/a via. Ritornare in quel momento, guardare quella persona negli occhi, e dirle “lo sai che mi sono pentita di non averti detto quello che pensavo, quello che sentivo? Facciamo che te lo dico adesso anche se le cose non cambiano”. Ci si dice sempre di voler vivere al massimo ma quante volte, in realtà, lo si fa? Prima si è troppo immaturi, poi si è troppo giovani, poi si è maturi, poi troppo grandi. Oggi va così, rifletto, vorrei riabbracciare tantissime persone, vorrei dire tantissime cose belle, quelle parole che ti escono dal cuore e che non possono andare in nessun altro posto se non nel cuore di chi le ascolta.
Vorrei anche io un abbraccio.
Forte.
Di quelli che mi fanno scricchiolare le mie spalle piccine.
E così oggi è venerdì, e l’ho scoperto per caso che è venerdì, io ero nei miei viaggi paralleli nel tempo. Sarà questo autunno che si crede estate a far ballare la Lambada ai miei sbalzi d’umore, a farmi scrivere dichiarazioni d’amore e richieste di abbracci.
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