Molti di voi avevano già capito tramite il mio profilo IG e la mia fanpage che l’installazione di Sarah Sze, “Triple Point”, presentata alla 55° Mostra Internazionale di Arte di Venezia, fosse la mia preferita. L’opera è stata presentata dal Bronx Museum of the Arts, in collaborazione con il Bureau of Educational and Cultural Affairs del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti.
La Biennale è per me un appuntamento fisso, irrinunciabile. Chi ha imparato a conoscermi, durante questi due anni, sa quanto io ami l’arte: la respiro per lavoro e la vivo quotidianamente anche attraverso il blog, nella fotografia, nella moda, nel design, nella composizione. Arrivata al Padiglione degli Stati Uniti lo stupore era tanto. L’installazione di Sarah Sze, infatti, si estende non solo all’interno del padiglione ma anche all’esterno, attraverso una serie di esposizioni interrelate; esposizioni che coinvolgono anche l’edificio neoclassico progettato nel 1930 dagli architetti William Adams Delano e Chester Holmes Aldrich.
In termodinamica, il termine triple point indica la particolare temperatura a cui le tre fasi di una sostanza coesistono in perfetto equilibrio, mentre, la triangolazione è anche usata per determinare un punto specifico dello spazio. L’opera di Sze fa riferimento a entrambi questi concetti, restando in equilibrio tra la fragilità dell’essere e il desiderio di trovare un centro di gravità permanente. L’opera è stata creata, in tre mesi, in situ e parte dell’installazione è stata poi rimossa con l’avanzare delle settimane, diventando, come dice Sze, “resti archeologici di esperimenti falliti”. Oltre a questo, l’opera si compone anche di contaminazioni giunte dal territorio urbano di Venezia (pietre, materiali architettonici, biglietti dei vaporetti).
All’esterno dell’edificio c’è una struttura vacillante, proprio come l’essere umano in cerca di equilibrio.
Appena entrata mi sembrava di essere a metà tra un dipinto tridimensionale di Wassily Kandinsky, un planetario ed un laboratorio a cielo aperto. Io che ho dato il nome “Entrop(H)ia” al mio blog non ho potuto fare altro che innamorarmi di ogni singolo centimetro dell’installazione.
Chapeau!
Foto: Nikon D5100 + NIKON AF-S Nikkor 50mm f/1.4 G
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