Venerdì 08 marzo sono stata a Bari all’evento organizzato da Opel Adam & Glamour. Ci sono andata in qualità di Fashion Angel della redazione di Glamour. Mi preme ringraziare pubblicamente quanti hanno preso parte alla serata, tutte le ragazze che sono passate a salutarmi ed a scambiare due chiacchiere.
Grazie, grazie, grazie!
Purtroppo però non tutto è andato esattamente come doveva. Non mi piace polemizzare sul mio blog, perché questo è e deve restare uno spazio frivolo e pieno di leggerezza, ma questa volta un accenno è quantomeno doveroso. Vi spiego.
Io e Margherita eravamo inviate della redazione di Glamour.it ed il nostro lavoro consisteva nel fare attività social sia prima della serata, sia durante. Ed è esattamente quel che abbiamo fatto. Prima dell’evento abbiamo pubblicizzato la serata (potete leggere qui il mio post a riguardo, che è stato visualizzato da ben 15.194 persone, giusto per rimarcare il fatto che ho adempito a quel che ci mi era stato richiesto) ed abbiamo invitato i nostri lettori ed i nostri amici a venire a trovarci per partecipare attivamente alla serata attraverso lo shooting, prima, e l’aperitivo, poi. Peccato che una volta lì ci siamo rese conto che molto probabilmente il referente di Opel o chi per lui (non so chi fosse, non si è presentato, non ci ha chiesto chi fossimo) non era a conoscenza di quello che esattamente io e Margherita eravamo chiamate a fare. C’era un aperitivo al quale noi non abbiamo potuto prendere parte, dunque abbiamo dovuto invitare chi era lì per noi a fare a meno della nostra presenza, non ci era neppure consentito bere un analcolico a fine serata e ci sentivamo costantemente sotto controllo ogni volta che avevamo tra le mani i nostri smartphone.
Io non ero lì in qualità di hostess.
Ero lì per fare il mio lavoro ed il mio lavoro consisteva anche nel fare public relations con chi era venuto lì esclusivamente per incontrare me. Perché è ovvio che se io oggi invito qualcuno ad un evento e non gli presto le dovute attenzioni, quella stessa persona la prossima volta in cui proverò ad invitarla per un altro evento, non verrà. Il non plus ultra è stato quando ci è stato servito l’aperitivo in separata sede, ovvero in una saletta secondaria del locale chiusa al pubblico e lontana da occhi indiscreti. Avremmo dovuto mangiare di nascosto e rigorosamente una per volta, non insieme.
Ma non è tutto. Alle 23.30, dopo due ore e mezza dal nostro arrivo al locale, il cameriere si è avvicinato e ci ha chiesto se gradivamo qualcosa da bere anche noi, dato che per tutta la sera non avevamo bevuto nulla. Detto, fatto. Il cameriere arriva col mio bicchiere di succo di frutta e il referente Opel (lo chiamo così perché per me, ad oggi, non ha un nome) si avvicina, mi tocca il braccio destro e mi dice “se devi bere vai di là (nella stanzetta chiusa al pubblico), non puoi bere qui davanti a tutti”. Che poi era fine serata e già non c’era quasi più nessuno. Rendetevi conto del mio imbarazzo in quel momento. Ho pensato solo una cosa: “vado via”, ma sono rimasta. Sono rimasta perché era troppo tardi per telefonare alla mia referente di Glamour e raccontarle l’accaduto, l’abbiamo fatto poi l’indomani con una telefonata, io e Marghe. Sono rimasta perché al di là di questo mi stavo divertendo. Sono rimasta perché ero lì per Glamour e non per Opel e Glamour fino ad oggi non mi ha mai mancato di rispetto altrimenti non vedreste quel banner a destra che ostento con orgoglio da aprile 2012.
Non mi era mai capitato in un anno e mezzo di blogging di partecipare ad un evento e di trovarmi in una situazione tanto imbarazzante ed umanamente umiliante.
Io e Margherita eravamo inviate della redazione di Glamour.it ed il nostro lavoro consisteva nel fare attività social sia prima della serata, sia durante. Ed è esattamente quel che abbiamo fatto. Prima dell’evento abbiamo pubblicizzato la serata (potete leggere qui il mio post a riguardo, che è stato visualizzato da ben 15.194 persone, giusto per rimarcare il fatto che ho adempito a quel che ci mi era stato richiesto) ed abbiamo invitato i nostri lettori ed i nostri amici a venire a trovarci per partecipare attivamente alla serata attraverso lo shooting, prima, e l’aperitivo, poi. Peccato che una volta lì ci siamo rese conto che molto probabilmente il referente di Opel o chi per lui (non so chi fosse, non si è presentato, non ci ha chiesto chi fossimo) non era a conoscenza di quello che esattamente io e Margherita eravamo chiamate a fare. C’era un aperitivo al quale noi non abbiamo potuto prendere parte, dunque abbiamo dovuto invitare chi era lì per noi a fare a meno della nostra presenza, non ci era neppure consentito bere un analcolico a fine serata e ci sentivamo costantemente sotto controllo ogni volta che avevamo tra le mani i nostri smartphone.
Io non ero lì in qualità di hostess.
Ero lì per fare il mio lavoro ed il mio lavoro consisteva anche nel fare public relations con chi era venuto lì esclusivamente per incontrare me. Perché è ovvio che se io oggi invito qualcuno ad un evento e non gli presto le dovute attenzioni, quella stessa persona la prossima volta in cui proverò ad invitarla per un altro evento, non verrà. Il non plus ultra è stato quando ci è stato servito l’aperitivo in separata sede, ovvero in una saletta secondaria del locale chiusa al pubblico e lontana da occhi indiscreti. Avremmo dovuto mangiare di nascosto e rigorosamente una per volta, non insieme.
Ma non è tutto. Alle 23.30, dopo due ore e mezza dal nostro arrivo al locale, il cameriere si è avvicinato e ci ha chiesto se gradivamo qualcosa da bere anche noi, dato che per tutta la sera non avevamo bevuto nulla. Detto, fatto. Il cameriere arriva col mio bicchiere di succo di frutta e il referente Opel (lo chiamo così perché per me, ad oggi, non ha un nome) si avvicina, mi tocca il braccio destro e mi dice “se devi bere vai di là (nella stanzetta chiusa al pubblico), non puoi bere qui davanti a tutti”. Che poi era fine serata e già non c’era quasi più nessuno. Rendetevi conto del mio imbarazzo in quel momento. Ho pensato solo una cosa: “vado via”, ma sono rimasta. Sono rimasta perché era troppo tardi per telefonare alla mia referente di Glamour e raccontarle l’accaduto, l’abbiamo fatto poi l’indomani con una telefonata, io e Marghe. Sono rimasta perché al di là di questo mi stavo divertendo. Sono rimasta perché ero lì per Glamour e non per Opel e Glamour fino ad oggi non mi ha mai mancato di rispetto altrimenti non vedreste quel banner a destra che ostento con orgoglio da aprile 2012.
Non mi era mai capitato in un anno e mezzo di blogging di partecipare ad un evento e di trovarmi in una situazione tanto imbarazzante ed umanamente umiliante.
Le blogger non sono hostess.
Le blogger portano i propri lettori ai tuoi eventi.
Di nascosto al massimo ho bevuto Tequila, nella mia vita. A quindici anni, però.
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