Di quale post sto parlando? Di questo che ho pubblicato sul mio profilo facebook personale: http://www.facebook.com/photo.php?fbid=4057064872206&set=a.1138108740127.21257.1449651190&type=1&theater, che nel giro di qualche ora ha fatto il giro del web di condivisione in condivisione.
Lo sapevate o no, prima di smarchettare, che qualche mese fa Omsa ha deciso di mandare a casa circa 300 operaie italiane per spostare la produzione in Serbia? Con un fax inviato alla vigilia di Capodanno 2012, la Omsa aveva comunicato il licenziamento a 239 lavoratrici. La decisione di chiudere lo stabilimento di Faenza, per riaprirlo in Serbia, non ha giustificazione: la Omsa, infatti, non era in crisi, produceva e vendeva tantissimo, con un fatturato annuo di milioni di euro. Ma, come tutti sappiamo, in Serbia è possibile sfruttare meglio chi lavora, pagando loro uno stipendio equivalente alla metà degli 800,00 euro mensili percepiti da un operaio italiano.
L’indignazione del web, anche allora, non tardò ad arrivare, per lanciare un monito a tutte le aziende che dopo aver goduto per decenni di benefici e sovvenzioni, in un momento di crisi del Paese, abbandonano la nave al solo scopo di fare qualche profitto in più sfruttando manodopera a basso costo all’estero.
Pensavate che avessimo miracolosamente rimosso dalle nostre menti l’accaduto e che improvvisamente avessimo smesso di boicottare il brand?!
Il mio commento non era offensivo, era semplicemente un commento insolente e provocatorio, che per quanto mi rendo conto potesse essere fastidioso, era comunque uno spunto dal quale poteva nascere uno scambio di opinioni. Scambio che non c’è stato.
E allora grazie a tutti i miei contatti che hanno condiviso il mio screenshot denunciando l’accaduto e grazie ai contatti dei contatti per aver mobilitato il web di share in share.
Grazie ad Antonio Lupetti per aver twittato il mio screenshot ai suoi 110.000 followers, grazie a Lorenzo Sinisi per aver scritto immediatamente un articolo a riguardo, grazie ad Alessandro Rimassa per aver condiviso su facebook, a Rodolfo Duè, ad Antonio Monizzi, ad Alessandro Marcianò e a tutti gli altri. Perché il potere del web è incontrollabile in casi come questi, e perché è giusto denunciare.
La censura non è gradita sui social.
Nelle ore successive almeno 3000 persone sono state censurate dalla pagina in questione. Ecco quello che è successo dopo:
Esigiamo, anzi, PRETENDIAMO le vostre scuse. Io insieme alle altre 3000 persone che avete bannato e censurato (e sto approssimando per difetto).
ps. sono le 00.01 di notte e sulla pagina di
Rtl 102.5 si continua a bannare come se non ci fosse un domani. La domanda nasce spontanea: avranno assunto anche loro un operaio serbo, sottopagandolo, per cancellare i commenti H 24 e bloccare gli utenti?!
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