Qualche mese fa sono stata alla 54° Biennale di Venezia e sono rimasta molto colpita dall’allestimento a lui dedicato e dalle opere esposte (le stesse opere riproposte poi a Milano fino a qualche giorno fa). Opere che vedevano come protagoniste donne in burqa e niqab in alcuni scatti digitali. E dato che gli abiti sono la metafora dei mutamenti della società, oltre che specchio della cultura di un dato popolo, questi scatti digitali non potevano non attirare la mia attenzione.
Esistono donne che rappresentano, loro malgrado, la versione più difficile da accettare della femminilità: le donne velate, che portano sul volto il peso di un passato ingombrante che sembra ancorarsi saldamente anche al loro domani. Donne celate, donne negate. Donne a cui non è concessa la possibilità di esprimere se stesse.
“I miei Burqa sono i fantasmi di un passato che vive ancora oggi e sembra non progredire mai”, spiega l’artista.
Ancora una volta è l’abito a fare la differenza.
“Ho sempre visto la moda non solo come l’invenzione di uno stilista per rinnovare l’aspetto della donna o dell’uomo. Ma come un campo dove ognuno di noi può prendere quello che gli serve per costruire la propria immagine. L’aspetto delle persone cambia con il loro modo di pensare e di essere, gli abiti trasmettono questo cambiamento, ecco perché sono importanti al di là della loro funzione. Il burqa, ad esempio, parla di ieri e di oggi più di tante parole. Riflettere sui vestiti è riflettere sulle culture, le religioni, le tradizioni, il passato, il futuro e ci porta pensare alla complessità e al mistero del mondo. Così si passa dagli abiti reali all’arte contemporanea.” Flavio Lucchini
P.S. Trovate questo mio articolo anche su FashionBlaBla, cliccando QUI.
N.B. Trovate alcune opere dell’artista fino al 30 gennaio 2012 a Torino, Palazzo delle Esposizioni, Sala Nervi, Corso Massimo D’Azeglio 15/b e fino al 29 febbraio a Milano, in Via Tortona 27, con la mostra “Poker”, insieme a Paolo Cassarà, Toni Thorimbert e Maurizio Zorat.
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