Ma partiamo dal principio. Siamo in contrada “Le Grotte”, Castellaneta, nel Luglio 2010, e durante l’esecuzione dei lavori per la realizzazione del metanodotto Massafra – Biccari per conto della Snam sono stati rinvenuti diffusi insediamenti archeologici. Secondo le informazioni desunte da studiosi, archeologi e storici “si tratta dei resti di un centro rurale databile fra l’età arcaica e romana (dalla metà del VI sec. all’inizio del III sec. a.C.), con il rinvenimento di una porzione di una necropoli infantile, sepolture relative a nuclei familiari, una tomba ad incinerazione, ambienti abitativi ed importanti tracce legate alla produzione agricola: i resti di un edificio di grandi dimensioni, di cui è perfettamente conservato un vano quadrangolare, e parte di un impianto produttivo, connesso probabilmente alla produzione del vino […] Pensate che cosa significa per la nostra agricoltura poter dire che qui si produceva vino 2000 anni fa. Che cosa significhi per le nostre cantine poter affermare la presenza di cantine già nel primo secolo avanti Cristo. Che cosa significhi per i nostri frantoi e per i nostri produttori di olio poter dire che già ai tempi di Archita qui si produceva olio e si esportava in tutto l’Impero Romano e prima ancora in tutta la Magna Grecia.” (Comunicazione inviata dal Difensore Civico Avv. Francesco Paolo Garzone al Soprintendente per i beni archeologici della Puglia)
Insediamenti archeologici di tale portata non solo rappresentano una ingente risorsa turistica ma sono fondamentali per l’economia del territorio provinciale e regionale. Ma, purtroppo, come spesso accade in Italia, mancano i fondi. Mancano i fondi per scavare, mancano i fondi per fare ricerca, mancano i fondi per coinvolgere le università. E così accade spesso che gli scavi vengano richiusi e che finiscano in mano a tombaroli, o, peggio ancora, che diventino frutto di furti su commissione e asportazione di materiale.
Non è nuova nelle nostre piccole comunità la tendenza a non dare il giusto valore a tesori dal valore inestimabile come questo. Io stessa qualche mese fa ho avuto a che fare con imbrogli vari da parte degli impiegati dell’ufficio tecnico comunale che tentano di spacciare per propri progetti di terzi. Il risultato? Dopo qualche settimana l’IMBROGLIO era risolto. Per loro forse, ma non per me. Non per me che avevo parlato al telefono col proprietario del progetto, che aveva detto espressamente di volerli denunciare. Ma c’è di più: il manufatto in questione è un manufatto dall’altissimo valore storico e il progetto di recupero è alquanto approssimativo e incompleto. Oltre al fatto che il cantiere è stato istituito IN TOTALE ASSENZA DI SICUREZZA e in più i lavori di ripristino di una delle volte sono stati realizzati senza i dovuti accorgimenti. Sarebbe potuto crollare tutto da un minuto all’altro. Poi ci si stupisce del fatto che Italia ci siano così tante morti bianche (anche alla luce degli ultimi avvenimenti di cronaca). Ma di questo forse vi parlerò in un altro post.
Ritornando al tesoro di Etolia, quello che mi ha colpito maggiormente di questa vicenda è il grande cuore e impegno che numerose associazioni, professionisti e gli stessi cittadini hanno impiegato, battendosi affinché la vicenda non finisse sotto un cumulo di terriccio, affinché tutti sapessero e potessero partecipare attivamente. E’ stato istituito un comitato, e il gruppo fondato su facebook ha raggiunto più di 2200 membri. Mesi fa è stato indetto anche un contest molto originale per disegnare il logo dell’associazione, e domani, 16 dicembre, ci sarà una Arche(o)cena deliziosa a Castellaneta, Ta. Cena con ricette dell’antica roma rivisitate in chiave moderna.
17 Commenti