Se raccontare favole ad un bambino è un dono d’amore, mi piace pensare che lo sia anche credere alle favole quando ormai si è adulti. Un dono d’amore per se stessi. E cos’è il matrimonio se non l’happy end di un sogno a due chiamato Amore? (Anche se in realtà è un inizio, non una fine). Un sogno comune, che, per esistere, ha bisogno che si creda in esso, proprio come si fa con una favola. E così, anche se in molti oggi sono affetti da “filofobia”, e sono inseguiti dalla paura di non trovare il proprio principe e la propria principessa, c’è ancora chi nell’Amore, quello vero, ci crede (presente!).
Ci tengo però a specificare che, secondo me, l’Amore vero non è quello che spinge a vivere nel mondo degli ideali inseguendo una storia perfetta, un compagno perfetto, una moglie perfetta, ma è quello che ci rende vivi e che spesso ci porta anche a maledire il giorno in cui l’altro/a ha incrociato il nostro cammino…per poi rendersi conto solo qualche ora dopo di quanto invece sarebbe vuota la propria esistenza senza di lui/lei.
Tutte/i noi abbiamo subito l’incanto delle favole Disney, di principi, principesse, castelli, vissero felici e contenti, abiti da sogno, romanzi sentimentali, amori tormentati, leggende, canzoni strappalacrime, … tutte/i noi siamo state, almeno una volta nella vita, INNAMORATE/I.
Ah, l’Amore!
Mi piace immaginarci come tanti calzini spaiati, alcuni a strisce allegri e colorati, altri monocolore seri seriosi, altri a pois, altri ancora con stelle, fiori, fiocchi, … ognuno con un proprio tratto distintivo. Tanti calzini fabbricati in coppia ma poi finiti nella centrifuga del caso e del destino, che si rincontreranno, prima o poi, e finiranno insieme su un filo che farà da cornice a quel salto nel vuoto che è la vita, con al di sopra il cielo, molte volte il sole, a volte le nuvole e qualche volta tremendi acquazzoni e temporali.
Da quel momento in poi quella che era la vita tranquilla di due persone che condividevano un percorso insieme si trasforma inesorabilmente. La data da decidere, il ristorante da prenotare, verificare la disponibilità della data scelta, scegliere la chiesa, scegliere gli addobbi, la lista degli invitati da stilare, la lista nozze, le damigelle, la scelta delle fedi, i menù, gli inviti da stampare, i testimoni, la scelta dell’abito per entrambi (mi sento di esprimere solidarietà nei confronti di quegli uomini che vedono arrivare in chiesa la propria donna conciata come un personaggio delle telenovelas argentine degli anni ’80: abito sontuoso dal peso medio di 800 kili che da solo basta a riempire la navata centrale della chiesa; strascico così lungo che le damigelle passeranno tutto il tempo della cerimonia a cercare di sistemarlo, inutilmente; diadema che fa invidia a Sailor Moon, o, in alternativa, coroncina very kitsch, imitazione perfetta di quella indossata dalla defunta Elizabeth Bowes-Lyon nei primi anni del ‘900; scarpe con tacco altissimo, che saranno causa di “movenze da tirannosauro” per tutto il giorno; trucco così abbondante che da solo basterebbe per tutte le invitate; capelli diventati non si sa per quale misterioso motivo un bassorilievo in lacca che gode di vita propria e che non basterà lavare per i successivi sette giorni nelle acque tropicali delle Maldive. Ragazze una sola parola: NO!), le scarpe, il bouquet (un consiglio spassionato per le spose non altissime: assolutamente da evitare il bouquet “a cascata”! So che vi piace proprio tanto, ma, credetemi, vi ammazza la figura in modo atroce!), i gemelli per lo sposo, la cravatta di lui da abbinare al bouquet della sposa perché altrimenti lei s’arrabbia e perché “i cugini dell’amico del nonno” hanno fatto così, la scelta dell’intimo da indossare (importante tanto quanto l’abito, a mio avviso), le bomboniere, il corso pre-matrimoniale, le prove delle nozze, la scelta delle portate o del buffet nuziale (agli sposi vengono fatte in genere diverse proposte di menu, ma scelgono tutti le stesse portate: buffet di benvenuto con i vari angoli culinari a tema che spaziano dal pesce ai salumi, antipasti misti, il solito risotto, il solito primo all’astice, i soliti secondi del dopoguerra rivisitati in chiave più o meno moderna in base alle decorazioni all’aceto balsamico eseguite sui piatti, il tutto intervallato dal famoso sorbetto corretto con lo spumante, che dovrebbe far digerire e invece ti si blocca tra il diaframma e l’esofago, ti crea una congestione, e rappresenta IL MALE), la scelta della torta nuziale, il fotografo e gli accordi preliminari sulla tipologia degli scatti – “amore, a me piacerebbe più un reportage, sai, ormai le foto statiche sono così cheap”, dice lei, e poi magari è la stessa persona che si presenterà in chiesa conciata da Milagros (ve la ricordate Milagros? Ha segnato la mia infanzia. Era già out vent’anni fa e mia nonna mi obbligava liberamente a seguire la telenovela ogni giorno. Poi è passata a Tempesta D’Amore! Ho avuto un’infanzia difficile, ahah!). E poi ancora: il parrucchiere, l’estetista, le prove di trucco e parrucco, le prove degli abiti, la scelta del velo, dei guanti, la scelta della meta per il viaggio di nozze.
Lo sposo dall’altra parte se la passa meglio: ha un paio d’ore in più a disposizione per dormire sogni tranquilli (forse gli ultimi sogni tranquilli della sua esistenza! ahah!).
Così, tra uno scatto e l’altro arriva anche il suo turno. Ci scommetto sul fatto che ogni sposo avrà nel suo album la famosa foto scattata mentre si riflette nello specchio con la giacca su una spalla, che fa molto “copertina da cd di cantante neomelodico”. Ho indovinato, eh?! Dai, su, tirate fuori la foto, non siate timidi!
Arrivano i primi parenti e amici per assicurarsi che nessuno dei due abbia cambiato idea e che siano entrambi sopravvissuti alla trafila prematrimoniale, fino a quando, a metà mattinata, eccola: la sposa è pronta! Mentre invece lo sposo è già in chiesa almeno da un’ora, a quel punto.
Il cuore che batte forte, e in quel momento è come se la chiesa fosse vuota. C’è solo LUI, per lei, che la guarda e trattiene le lacrime a stento. Tutto quello che ama è lì, bella più che mai, che lo sta per raggiungere (in questo momento romantico vorrei tralasciare e cancellare dalle vostre menti le immagini da me descritte sopra!). Attimi interminabili che resteranno nelle loro memorie per sempre.
LEI, LUI, IL LORO AMORE E LA LORO PROMESSA SIGILLATA IN QUELLE DUE FEDI.
7 Commenti
Attendiamo con ansia ;)))
The doggie is tooo cute in the last photo xoxo
http://www.intotheblonde.com/
O.o Sta nascendo una stella e quella stella sei tu! Adoro come scrivi, come riesci a mettere in parole il flusso di pensieri e immagini che hai nella testa! Complimenti Nunzia, lo sentivo che eri speciale!!!
CHEAP & GLAMOUR
Meraviglioso questo post, davvero. E’ bello sapere che c’è ancora qualcuno che, come me, crede nell’amore, nella storia a lieto fine(che non è soltanto fatta di ti amo e baci smielati!). Non è semplice trovare l’altro “calzino”, quello giusto. Spesso è soltanto l’illusione di averlo trovato, ma in realtà col tempo capisci che non è quello che vuoi, che desideri davvero. Io, nonostante il sarcasmo che a volte uso per parlare dell’amore – proprio perché ci credo molto – non ho smesso di pensare e di credere che prima o poi arriverà chi davvero saprà amarmi come il destino ha scritto per me, per noi. Sono un’inguaribile romantica e, chiamami pure stupida, sono certa che per ognuno c’è qualcuno… lontano o vicino non ha importanza, prima o poi, arriverà.
Buon giovedì. Laura.
Che post stupendo! Si vede che sei innamorata =)
Io sono un calzino spaiato per adesso, ma non mi lamento.
L’amore non si programma, giusto?
Kiss
un post che ho letto con il fiato alla gola e il fiato mozzato.
Ciao!
Grazie per essere passata a trovarmi…speriamo davvero di vederci a Milano :-)
Arianna