Come vi avevo accennato, ecco qui il reportage completo dell’evento “Fragranze di Accoglienza, l’arte del savoir vivre”, progetto di comunicazione commissionato da MGallery Hotel Papadopoli Venezia a Antonella D’Afflitto Bentivoglio, creative director di The Kitchen of Fashion. Inutile dirvi che ritornare a Venezia, per me, è sempre motivo di emozioni uniche e di nuove scoperte. Sono stati due giorni molto intensi ed emozionanti, ricchi di nuove conoscenze e durante i quali ho appreso molte nozioni storiche e culturali, oltre al fatto che ho avuto la possibilità di dedicare un intero pomeriggio alla Biennale (realizzerò un post sul padiglione Svizzero e su quello Italiano, che mi hanno affascinato moltissimo) e che ho potuto vedere finalmente in tutto il suo splendore il “Ponte della Costituzione”, opera del grande Santiago Calatrava (l’ultima volta in cui sono stata a Venezia era ancora in fase di costruzione).
La location dell’evento non poteva essere più adeguata dell’Hotel Papadopoli MGallery Venezia, location elegante, sobria, raffinata, lussuosa e intrisa di storia. Difatti, le origini di questo hotel risalgono al 1834, anno in cui il conte Spiridione Papadopoli acquistò l’intera area dell’ex convento di Santa Croce con l’intento di costruire una residenza estiva con un grande parco, commissionando l’incarico all’architetto e pittore Francesco Bagnara, allora famoso come scenografo del Gran Teatro la Fenice, che provvide a sistemare quello che tutti chiameranno, da allora in poi, il “Giardino Papadopoli”, situato a pochi passi dai capolavori del Tintoretto, Tiziano e Tiepolo. Successivamente, nel 1863, la trasformazione dell’impianto del parco fu commissionata all’architetto paesaggista francese Marc Guignon, che ne accentuò le caratteristiche di “giardino all’inglese”. Il Giardino suscitò l’ammirazione di visitatori italiani e stranieri, tanto che, nel 1876, lo scrittore e critico d’arte francese Henry Havard scrisse «il Giardino Papadopoli è il paradiso dei sognatori, è il sogno dell’artista». Dopo varie altre vicissitudini storiche, nel 1961 una nuova ala si aggiunse all’hotel, trasformando la pianta dell’edificio da “L” in “U” e creando uno spazio tra le due ali parallele che venne risolto brillantemente, nel 1970, da Pietro Porcinai (uno dei più importanti progettisti del paesaggio del Novecento) con la costruzione del “Giardino d’inverno Papadopoli”, che sembra quasi una restituzione dello spirito e della struttura dell’antico parco con cui entra in colloquio profondo, in un originale dialogo tra paesaggio esterno ed interno. Una cosa interessantissima da sapere è che tra i fedeli clienti del Papadopoli compare il nome di Hogo Pratt, ed è proprio a Corto Maltese che è dedicato uno spazio della piccola biblioteca dell’hotel. Tutte queste nozioni, insieme a molte altre, mi sono state fornite davanti ad una tazzina di caffè dal gentilissimo direttore dell’Hotel, Pierpaolo Cocchi.
Con grande sorpresa, al mio arrivo in camera ho trovato un graditissimo omaggio da parte dell’Hotel Papadopoli: il libro “Corto Maltese, Favola di Venezia”, di Hugo Pratt (insieme ad una scatolina di tipici biscotti veneziani, buonissimi). Ovviamente il presente era doppio dato che condividevo la stanza con la simpaticissima fashion designer torinese Elisabeth Sinisi.
L’evento, come ben sapete, dato che vi avevo anticipato qualcosa in QUESTO post, mirava al coinvolgimento dei cinque sensi e ad evocare atmosfere lontane, quando gli antichi mercanti solcavano le calli di Venezia alla ricerca di nuove merci, spezie, fragranze da proporre ai loro clienti e ospiti.
Tra le fragranze da uomo invece (tutte molto delicate e sensuali), ci sono il 1725, dedicato a Casanova (un mix di vaniglia, lavanda, liquirizia, anice, mandorla, …); il 1740, dedicato a Donatien-Alphonse-François (con bergamotto, cedro, betulla, labdano, patchouli, …); il 1828, dedicato a Jules Verne (molto buono, con limone, mandarino, eualiptus, noce moscata, pepe nero, cedro, vetiver, incenso, …).
Per quanto riguarda invece le fragranze dedicate a colori ed emozioni, c’erano il Vert Pivoine, il Noir Patchouli (il mio preferito in assoluto, con patchouli, misto floreale, bacche di ginepro, pepe nero, muschio, vetiver, cuoio e vaniglia) e il Blanc Viollette.
Le fragranze dedicate all’erotismo, oltre al 1969 di cui vi ho parlato prima, erano l’Ambre 114 (magnifico, con retrogusto di noce moscata, patchouli, cedro, rosa, geranio, timo, ambra, vaniglia,… ) e il Moulin Rouge (iperfemminile, con mandarino, prugna, cannella, assenzio, iris,…).
Siamo poi passati all’esperienza plurisensoriale de l’Emporio del Tè, dove a guidarci c’era la tea taster Eleonora Murdaca. Abbiamo assaporato “Alba sul Bosforo” (con scorze di bergamotto e gelsomino), “Golosità al Papavero” (peonia, fiordaliso, aromi di papavero, biscotti e mandorla), “Il Giardino dei Limoni” (limone, lime e zenzero) e quello che ci è piaciuto di più, ”Tramonto a Venezia” (con mela, uvetta e pinoli), che ha ricordato a tutti i biscottini della nonna.
Siamo passati poi agli stand dei cioccolatini all’anice di b.langle uniti alle marmellate e ai cioccolatini allo zenzero di Sosushi (dove ad accoglierci c’era la bravissima Sara Roversi) e ai liquori di Albergian, dove abbiamo sorseggiato l’assenzio, bevanda preferita dei poeti e degli scrittori. Molto interessante è stato assistere alla preparazione eseguita da Giacomo Tillino: si mette un cucchiaino traforato sopra il bicchiere, e vi si poggia sopra una zolletta di zucchero. Si versa l’assenzio bagnando la zolletta di zucchero e successivamente si incendia la zolletta in modo che il fuoco caramelli lo zucchero che, gocciolando, infiamma anche l’assenzio. Fatto caramellare per una quindicina di secondi si spegne la fiamma allungando la miscela con acqua. Questo metodo rende l’assenzio caldo, inebriante e irresistibile.
Il tutto ovviamente accompagnato dalle dolci note dell’arpa di Marianne Gubri, artista solare e molto molto brava con la quale c’è stato anche tempo per scambiare qualche piacevole domanda di conoscenza…
Fino ad arrivare al “Giardino D’inverno”, dove abbiamo potuto degustare il sushi più buono che io abbia mai mangiato in vita mia (infatti tornata a casa mi sono subito documentata sul punto vendita Sosushi più vicino), finger food e piccole porzioni di prelibatezze locali.
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